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Angioplastica.Un intervento utile

Amico Dottore di Amico Dottore
10 Novembre 2019
in Cardiologia
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angioplastica

angioplastica

Angioplastica 

Che cos’è l’angioplastica, quando serve e a chi è diretta?


Di recente hai sentito la parola angioplastica ma non sai di cosa si tratta? O devi subire un intervento di angioplastica e non hai idea di come si proceda? Non ti preoccupare, questa guida serve a chiarire qualche dubbio sulle domande più comuni su questo intervento. Sottolineando però che non si tratta di un testo medico e che non può sostituire in nessun modo il parere di un medico esperto.

L’angioplastica è appunto un intervento chirurgico da effettuare nel momento in cui si presenta un’arteria ostruita. Essenzialmente, si tratta di infilare un catetere all’interno dell’arteria ostruita, arrivare all’altezza dell’ostruzione, far gonfiare un palloncino per spingere l’ostruzione verso i lati dell’arteria. L’arteria poi cicatrizzandosi espelle l’ostruzione, favorendo in questo modo la libera circolazione del sangue verso il cuore. Alcune operazioni di angioplastica possono includere l’utilizzo di uno stent, che andremo a vedere più avanti con calma nello specifico.
L’angioplastica serve quindi a risolvere il problema delle placche aterosclerotiche migliorando l’afflusso di sangue diretto al cuore. Questo intervento pertanto ha una serie di effetti benefici. Come detto, diminuire la coronaropatia (ostruzione della coronaria). In secondo luogo è molto indicata per tutti gli individui che hanno subito un infarto: migliorare l’afflusso di sangue serve a rafforzare il muscolo cardiaco, aumentando pertanto la speranza di vita di molti pazienti.
Ci sono alcuni pazienti ai quali però in genere è sconsigliato sottoporsi ad angioplastica. Per quanto non si tratti di un intervento invasivo, per i soggetti superiori ai 75 anni potrebbe risultarlo. Anche pazienti affetti da patologie renali (vista la zona di introduzione del catetere, che vedremo tra poco su come si svolge l’operazione) o affetti da diabete. Meglio non trattare anche soggetti con patologie cardiache avanzate oppure con insufficienza cardiaca. E infine, in generale, le donne sono molto più vulnerabili a controindicazioni dell’angioplastica rispetto agli uomini.
Ricorda però che si tratta di indicazioni generali e sta al parere del cardiologo stabilire se è meglio sottoporsi all’angioplastica o bisogna valutare delle terapie alternative.

Come si svolge l’intervento di angioplastica


A meno che l’intervento non debba essere eseguito di urgenza, dovrai fare una visita preliminare dal cardiologo. La visita serve a fare un’anamnesi completa. Infatti sta al cardiologo parlarvi nello specifico di cosa andrai a fare dandoti tutte le necessarie. Ovviamente prima ti farà una visita per la quale ti potrà chiedere o prescrivere diverse analisi, cioè l’analisi del sangue, del cuore (ECG) e la radiografia al torace. Prima della visita dal cardiologo, segnati bene quali farmaci stai assumendo nel periodo prima dell’angioplastica e quali hai assunto in precedenza, visto che molto probabilmente il medico te li chiederà. Una volta fatta la visita il cardiologo ti darà delle indicazioni che dovrai seguire scrupolosamente. Innanzitutto, appunto, quali farmaci puoi continuare a prendere (alcuni non vanno presi per diversi motivi, ad esempio possono andare in contrasto con i farmaci dell’anestesia). In secondo luogo ti dirà da quando fare il digiuno (in genere si fa dalla sera prima).
Adesso vediamo come funziona l’intervento vero e proprio. La prima fase importante è quella dell’anestesia. Ai primi tempi dell’angioplastica, l’anestesia era completa. Oggi invece, siccome è comunque un trattamento piuttosto invasivo, l’anestesia viene fatta a livello locale. In pratica sarete svegli ma non sentirete nulla nella zona interessata. L’anestesia viene fatta nella zona dove saranno inseriti i diversi cateteri. Il più delle volte i cateteri verranno inseriti nella zona pelvica (ossia nell’inguine). L’inguine sarà depilato e poi anestetizzato. Il momento dell’anestesia è l’unico dove potresti provare un po’ di dolore, perché è piuttosto sensibile ed è normale che un ago faccia più male lì rispetto che nel braccio.

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Una volta anestetizzata la zona bisogna fare un’angiografia.

Angiografia, cos’è?

L’angiografia è una radiografia ai raggi X e con un mezzo di contrasto per individuare la posizione esatta dell’ostruzione all’interno delle arterie. Come si procede all’angiografia? Una volta anestetizzato l’inguine, il cardiologo (è lui che fa l’intervento) infilerà un ago nella zona pelvica per creare un’apertura verso l’arteria. All’interno dell’apertura viene inserito un piccolo tubicino che serve da guida. A questo punto viene rimosso l’ago, il tubicino piccolo rimane e se ne infila un altro che prende il nome di guaina. La guaina, che è aperta al centro, serve a infilare il primo catetere che raggiungerà l’arteria coronaria. Solo a questo punto, quando si è raggiunto il punto interessato, viene tolto il primo tubicino e rimangono solamente la guaina e il primo catetere. Con quest’ultimo il chirurgo inietta un liquido che serve a creare contrasto per la macchina della radiografia, per individuare velocemente dall’esterno dove si trova l’ostruzione all’arteria.
A questo punto si infila l’ennesima guida che arriva direttamente all’arteria coronaria fino all’ostruzione vera e propria. Quest’altra guida serve a fare spazio per l’ultimo catetere.
Questo catetere è il più importante perché serve a fare l’angioplastica vera e propria. Infatti alla fine di questo catetere molto sottile è contenuto un palloncino capace di gonfiarsi per un diametro dai 2 ai 4mm. Il palloncino, gonfiandosi spingerà verso i lati l’ostruzione, favorendo al normale circolazione del sangue. L’ostruzione poi non ha modo di tornare perché verrà cicatrizzata dalla ferita e il palloncino viene rimosso.

Angioplastica e stent corononarico

Ci sono però due casi particolari di cui tenere conto. Il primo riguarda il caso in cui l’ostruzione sia molto resistente che quindi non si rimuove con il palloncino. Qui viene usato un attrezzo chiamato rotablator, che funziona come un trapano minuscolo.
Il esondo caso riguarda l’utilizzo dello stent. Lo stent è una rete in metallo oppure in lega che si apre insieme al palloncino e rimane nella zona dell’ostruzione. Lo stent si apre all’apertura del palloncino. La differenza sta nel fatto che quando il palloncino va via, lo stent rimane in posizione nell’arteria aperto. In questo modo, l’arteria ritorna alla sua forma normale, ma l’ostruzione non ha più modo di formarsi. Lo stent viene utilizzato in caso di ostruzioni aggressive o che possono tornare più spesso. Infatti, nei casi peggiori, lo stent contiene anche dei farmaci a lento rilascio che servono a bloccare la formazione dell’ostruzione nel tempo.

Quanto dura l’intervento di angioplastica?

Una volta terminate tutte queste operazioni, i diversi tubi e cateteri vengono rimossi dal paziente, e il punto in cui è stato creato l’accesso per l’arteria viene suturato.
Un intervento di angioplastica oggi è considerato quasi come una routine e i tempi non sono lunghi. In genere ci vuole un’oretta, massimo due. Tuttavia il tempo di degenza del paziente è di uno oppure due giorni. E’ molto importante sottolineare che dopo l’intervento non potrai alzarti per nessun motivo e il braccio deve rimanere quanto più fermo possibile per permettere all’arteria di cicatrizzare la ferita e ristabilirsi continuamente. Durante il tempo di giacenza in ospedale verranno tenute sotto controllo la frequenza cardiaca e la pressione del sangue, per verificare anomalie dovute ai farmaci oppure a possibili anomalie.

Una volta tornati a casa ci saranno delle cose di cui tenere conto, che ti saranno indicate dal cardiologo. Cose di routine come la frequenza con cui tornare a farsi visitare e quali farmaci assumere. Avvertenze su possibili infezioni dopo l’angioplastica e situazioni in cui consultare il medico, e in generale vengono indicate quali attività non si devono svolgere e per quanto tempo.

Controindicazioni e complicazioni dell’angioplastica


Per quanto l’intervento di angioplastica sia oggi un intervento di routine non vuol dire che è completamente esente da rischi. Abbiamo già indicato quali sono i pazienti a cui non è consigliabile l’angioplastica. Tutti i rischi sono molto bassi, infatti le percentuali sono in genere sotto il 5%. I rischi più gravi sono emorragie o danni ai vasi sanguigni, aritmia ecc. Nei casi più gravi, su pazienti che già soffrono di patologie cardiache, possono esserci complicazioni come infarti e ictus (rispettivamente, 3% e 1%).
Concludendo il rischio più comune è quello di restenosi. La restenosi è un nuovo restringimento o chiusura della coronaria anche dopo mesi dall’intervento. Motivo principale per cui viene utilizzato lo stent e dei farmaci a lungo rilascio.

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