Il lavoro intenso, l’accanimento competitivo, gli impegni e gli orari da rispettare sono tutte peculiarità del mondo in cui viviamo, con i suoi ritmi accelerati e le mille esigenze che sembra avere nei nostri confronti. Si aggiungono spesso i rapporti conflittuali, gli stati di apprensione generati dal comportamento o dalla salute di una persona cara, il timore che ci prende dopo aver ascoltato il telegiornale. E infine, il vizio del fumo, che al contrario di quanto si crede (la sigaretta “per rilassarsi”) aumenta i livelli di ansia. In poche righe abbiamo dato la definizione di stress, condizione dell’organismo data da un mix di cattive abitudini ed emozioni negative.
Ma a livello fisiologico come si spiega? Nello stesso modo in cui si spiegano anche la paura e la rabbia: si tratta di una reazione automatica – la cosiddetta risposta di attacco-fuga – a sollecitazioni esterne che il nostro organismo legge come minacce: per questo lo stress è definito anche “sindrome di adattamento”. Le ghiandole surrenali rilasciano ormoni quali l’adrenalina, la noradrenalina e il cortisolo. Dal sistema nervoso la reazione investe rapidamente l’intero corpo, producendo cambiamenti in tutti gli apparati e sistemi. Quello che ci interessa è il sistema cardiovascolare.
Numerose ricerche di vari istituti e università di medicina hanno osservato che lo stress attiva e produce un’eccessiva quantità di anticorpi, primi fra tutti i globuli bianchi del sangue. Sebbene siano importanti per difenderci da virus e batteri, quando vanno in soprannumero i globuli bianchi possono diventare dannosi. Tendono infatti ad ammassarsi sulle pareti interne delle arterie, ostacolando la circolazione. Secondo altri studi, sarebbe direttamente collegato a questi fenomeni anche un aumento – sempre causato dallo stress – dell’attività dell’amigdala, che porterebbe a un’infiammazione delle arterie.
Per lungo tempo i medici sono stati consapevoli dell’esistenza di una relazione tra stress e infarto, ma solo queste recenti scoperte hanno fatto luce sul meccanismo. Se la iperattività del sistema immunitario conduce all’ostruzione delle arterie, è chiaro che cresce notevolmente il rischio di ictus, mancando un adeguato apporto di sangue ossigenato al cervello o ad altre parti interessate.
In particolare, lo stress prolungato sembrerebbe correlato alla maggior parte delle malattie cardiovascolari. Lunghi periodi di affaticamento ed eccessivo logorio mentale, soprattutto in età avanzata, possono sfociare in un attacco di cuore anche quando meno ce lo aspettiamo.
Tuttavia, in un’analisi svolta dall’Università di Sidney, risulta che l’effetto dello stress lavorativo sui disturbi cardiaci è limitato: molto più pericoloso sarebbe lo stress emotivo acuto, causato da dispiaceri e sentimenti dolorosi in grado di deformare il miocardio. In tre casi su quattro è un’emozione fortissima e improvvisa a dare origine al colpo apoplettico, il quale può arrivare anche solo dopo un paio di giorni.
Con 196.000 casi di ictus all’anno, lo stress continua a essere il principale fattore di rischio e la fonte di numerose malattie, non solo cardiovascolari. Ciononostante, si fa ancora poco per affrontarlo adeguatamente.