Celiachia.
La malattia celiaca (MC), più comunemente nota come Celiachia, è una patologia che interessa la prima porzione di intestino (l’intestino tenue) dovuta ad una risposta infiammatoria scatenata dall’ingestione di una sostanza denominata glutine presente in buona parte dei cereali più comunemente usati. Tale risposta infiammatoria danneggia le pareti dell’intestino causando, quindi, un deficit funzionale con ripercussioni importanti sulla salute. E’ una patologia cronica, dalla quale, quindi, non si guarisce completamente, ma che può essere tenuta sotto controllo in modo ottimale senza l’uso di farmaci.Colpisce maggiormente le donne rispetto agli uomini con un rapporto di 2 donne ogni uomo ed in Italia attualmente l’1% della popolazione ha una diagnosi di celiachia. Ma dalle ultime indagini effettuate sembrerebbe che sia molto più diffusa di quello che si conosce e che, quindi, molte persone sono affette da tale patologia senza avere ancora avuto una diagnosi. Nel 2015 si stimava che solo 1 persona su 6 aveva ricevuto la diagnosi. Bisogna immaginarsi tale patologia come un iceberg di cui si conosce solo la punta, mentre tutti gli altri casi sono ancora non diagnosticati/non visibili come la parte sommersa dell’iceberg. Ogni anno aumentano le diagnosi di celiachia, sembrerebbe non tanto per un aumento reale dei casi, ma soprattutto perché vengono più facilmente fatte le diagnosi.E’ una patologia su base autoimmunitaria, ossia una reazione anomala del nostro sistema immunitario, che aggredisce le pareti dell’intestino fino a creare dei danni strutturali e funzionali. Come tutte le patologia autoimmunitarie, è determinante la predisposizione genetica. Attraverso l’esame del DNA si possono riconoscere i soggetti che presentano una maggior suscettibilità a sviluppare tale patologia. Ma non basta la predisposizione genetica: molti soggetti presentano una predisposizione senza sviluppare mai nella vita la MC. Altri fattori, quindi, intervengono per fare in modo che una semplice predisposizione genetica si manifesti poi come una vera e propria patologia. Su tali fattori ancora non si sa abbastanza, anche se è stata ipotizzata una relazione con una precoce esposizione al glutine o un’infezione virale (da rotavirus) in età infantile.
Come prima accennato, il fattore scatenante l’infiammazione della mucosa intestinale è l’ingestione del GLUTINE, ossia una sostanza di natura proteica presente in una gran quantità di cereali, con maggior precisione grano, farro, orzo, segale, kamut, spelta, triticale. Quando tale sostanza arriva nell’intestino si attiva la produzione di anticorpi che erroneamente aggrediscono le cellule del nostro intestino, danneggiandole e riducendo la loro attività.
Sintomi della celiachia:
I sintomi più tipici, quindi, sono quelli legati ad un malassorbimento da parte dell’intestino con diarrea, dolori addominali crampiformi, gonfiore addominale, meteorismo, scarso accrescimento nei bambini o calo di peso o difficoltà ad incrementare di peso negli adulti, anemia da carenza di ferro, osteoporosi da carenza di calcio e vitamina D. Sempre più spesso, però, le manifestazioni della patologia sono “atipiche” (ossia non direttamente dovute al malassorbimento) e si riscontrano sintomi quali debolezza muscolare, disturbi della fertilità e ripetuti aborti spontanei, alterazioni della coagulazione, afte orali, alopecia (negli adulti), parestesie delle estremità (formicolio a livello delle mani e dei piedi), convulsioni. Oltre a sintomi e segni a “breve termine”, l’infiammazione intestinale se non viene controllata in modo adeguato può portare nel lungo termine a importanti problematiche di salute, come lo sviluppo di linfomi intestinali ed un maggior rischio di patologie tumorali intestinali.
Diagnosi della celiachia:
La diagnosi è un po’ complicata in quanto la sicurezza diagnostica si ha con una biopsia del tessuto intestinale (ossia il prelievo di una piccola quantità di mucosa intestinale) durante l’effettuazione di una gastroscopia, quindi con un esame invasivo. Tale mucosa viene studiata e se si riscontrano delle classiche alterazioni della struttura della parete intestinale (tipo appiattimento dei villi, numero elevati di linfociti, ecc…) si pone diagnosi di malattia celiaca. E’ molto importante che tale biopsia venga effettuata in un periodo di dieta libera, ossia con il consumo di alimenti contenenti glutine, in quanto l’esclusione del glutine dalla dieta comporta la riduzione dell’infiammazione e, quindi, una riduzione dei segni microscopici della malattia con il rischio di falsare la diagnosi di celiachia.
Solitamente, però, prima di effettuare una biopsia intestinale si effettuano altri esami del sangue capaci di riscontrare la presenza degli anticorpi che causano la risposta antinfiammatoria, quali gli anticorpi anti-transglutaminasi. Nel caso si riscontri una positività a tali valori, viene fatta indicazione per l’esecuzione della biopsia intestinale. Anche altri anticorpi, quali gli anticorpi anti-endomisio e gli anticorpi anti-gliadina spesso vengono valutati oltre ai precedenti, perché correlati con la malattia celiaca e di aiuto per valutare l’esigenza o meno di una biopsia intestinale.
Recentemente sempre più spesso si fa ricorso agli esami genetici (ossia volti a ricercare una predisposizione genetica: HLA-DQ8 + HLA DQ2) per riscontro di casi di celiachia negativi agli esami sierologici anticorpali e con biopsia dubbia. Ma tali test genetici da soli non fanno diagnosi, in quanto la predisposizione genetica non comporta per forza lo sviluppo della malattia, come sopra spiegato.
Recentemente si riscontrano situazioni particolari in cui la persona lamenta dei sintomi molto simili alla celiachia che migliorano con la dieta priva di glutine, ma che poi agli approfondimenti diagnostici non si riscontra nulla di positivo (né esami anticorpali né biopsia né predisposizione genetica). In tali situazioni si parla di sensibilità al glutine (SG). E’ importante fare una diagnosi corretta tra celiachia e sensibilità al glutine, in quanto la seconda sembrerebbe non avere delle complicanze importanti sulla salute come la celiachia (quindi nessun difetto di crescita nel bambino, né calo di peso nell’adulto, nessun incremento di rischio di patologie tumorali intestinali, ecc… ). Pertanto nella SG saltuari sgarri alla dieta e micro-contaminazioni di glutine non comportano alcun rischio per la salute.
A tal proposito, quindi, viene sconsigliato effettuare una dieta priva di glutine senza il parere di un medico specialista in quanto potrebbe falsare la positività dei test diagnostici e, quindi, un’impossibilità di fare una corretta distinzione e diagnosi tra le due patologie.
Terapia per la celiachia
Il trattamento della celiachia, che permette la remissione della risposta infiammatoria e che quindi porta ad un buon controllo dei sintomi/segni e delle complicanza a lungo termine, è l’astensione dal consumo di cibi contenenti glutine, ossia una dieta priva di glutine.
Il glutine è presente solo in alcuni cereali: grano, farro, orzo, segale, kamut, spelta, triticale.
Gli alimenti diversi dai cereali o derivati sono tendenzialmente privi di glutine (carni, formaggi, verdure, frutta, legumi, ecc…). Si specifica “tendenzialmente” in quanto spesso il glutine viene usato come addensante o come altro additivo nella preparazione di molti alimenti. Per legge in etichetta deve essere sempre specificata la presenza di tale sostanza; pertanto, è sempre più semplice poter effettuare una dieta priva di glutine.
Anche alcuni cereali sono naturalmente privi di glutine, quali riso, mais, grano saraceno, sorgo, amaranto, miglio. Anche la quinoa, essendo un legume e, quindi, privo di glutine, può essere considerata ottima alternativa ai cereali.